Stefania Valsecchi ci racconta i 900Km dalla Cordillera Bianca all’Oceano Pacifico (seconda parte)
Qui trovi la prima parte del raccont
Il terzo giorno (28 Maggio) prima di partire visitiamo l’ospedale di Chacas voluto, costruito, reso attivo e lindamente tenuto dall’O.M.G. e i suoi innumerevoli volontari provenienti dall’Italia ad aiutare i Peruani.
Sempre dell’O.M.G. ed altrettanto bella ed operativa la fabbrica del vetro e l’”atelier” dei maestri vetrai che creano vetrate dai mille colori davvero incantevoli.
Alle 9 ripartiamo in bici toccando i paesucoli di Acochaca, Sapcha, Wreconcocha con tanti bimbi Quechua che ci rincorrono e dove altri volontari O.M.G. realizzano cose bellissime (allevamenti di bestiame; formaggi; maglioni di alpaca, mobili….!) e sono gentili nell’invitandoci a soste appetitose.
Attraversando il passo di Pupash (4.050 mt) giungiamo a Yanama (3400 mt.) e il paesaggio della tappa odierna, profondamente diverso da quello dell’alta quota di ieri, torna ad essere morbido, amplissimo, ricco di acqua e multicolor: come non concordare con la guida Lonely Planet quando scrive che: ‹‹ la Cordillera Blanca è situata là dove i superlativi si esauriscono nel tentativo di catturare la meraviglia del luoghi. ››?
Giovedì 29 Maggio ci vede nuovamente battaglieri nel superare Portachuelo de Llanganuco, valico a 4.767 mt. e – nonostante tutte le sere laviamo accuratamente le bici – ancora una volta si rende necessario un pit-stop lungo il percorso per togliere l’eccesso di polvere, fango, sabbia che impasta e blocca catene e pignoni paurosamente secchi e sinistramente cigolanti. Scovolino alla mano si procede con minuzia alla spazzolatura a secco (non abbiamo acqua) e successivo velo d’olio buono: non tanto altrimenti si riappiccica sporcizia in un batter d’occhio. Ci si conferma l’importanza di queste operazioni quando pochi giorni dopo sotto sforzo lungo l’ennesimo “mortirolo”: “STACK!!!!!”…secca e dolorosa come una frustata, la catena di Michael è miseramente spezzata ! Solo io, unica donna del gruppo, ho lo smagliacatena, ma è normale: è della donna previdente non mancare mai di niente, ih, ih, ih !
Tornando alla salita: il cielo si fa bigio gettando nebbie che velano l’usuale spettacolo; in pochi istanti l’abbigliamento estivo è supportato da uno più pesante sempre presente nei nostri zainetti. Dai quasi 4.800 mt. di Portachuelo caliamo in picchiata ai 3.800 del campo di Yuraq Corral al bordo delle acque cobalto di Llanganuco.
Anche qui discesa sterrata chilometrica e mozzafiato con innumerevoli tornanti strettissimi che obbligano a rumorose frenate, virate a 180° e immediato affondo sui pedali per riprendere velocità in un’ilare gara dove il migliore è sempre l’acrobatico Nero (Riccardo) che prima dei dossi ci ha abituati a: urlo di Tarzan che risuona nella Quebrada, compressione sulla bici per caricarla e distensione di slancio in funambolici salti con aerea “scodata” laterale! Ci trascina tutti a fare altrettanto e io ovviamente che non mi tiro indietro, quando mi alzo quei 5 cm. dal suolo mi sembra già di aver messo le ali anche senza tentare la “scodata” aerea…non oso pensare dove mi stamperei !
Un vento gelido mentre montiamo le tende a Yuraq Corral ci ghiaccia, ma il nostro cuoco è sempre operativo nel preparare il bollente tè di coca per riscaldarci.
Nei due giorni seguenti cambiamo sport e attrezzatura: lasciamo solo momentaneamente il ciclismo per intraprendere l’Andinismo indossando imbraco, piccozza, scarponi, ramponi e giacche a vento pesanti. Legati in cordata partiamo dal Rif. Perù (4.680 mt.) alle 3 di notte e risaliamo i pendii ghiacciati del monte Pisco verso la vetta a 5.752 mt. con l’aiuto di un’altra guida Peruviana, Raul, ma a quota 5.400 una tormenta di neve fredda gli entusiasmi e ci rimette sui nostri passi nonostante stanotte ci avvolgesse una volta straordinariamente imbiancata di stelle.
In alta quota e così prossimi all’Equatore il tempo è talmente bizzarro che nella stessa giornata facciamo pure bagni di sole in costume a 4.500 mt. ai bordi di un laghetto “menta e ghiaccio” delizioso: oggi, da meno 4 gradi sul Pisco, fino a più 30 gradi di Caraz, avremo uno sbalzo termico di più di 30°.
Riprese le bici a 3.800 mt. – dove nel frattempo erano state custodite da un peruviano ovviamente a pagamento – godiamo l’ennesima divertente discesa fino a Caraz adagiato a 2.300 mt. Nei 3100 mt. di dislivello negativo di oggi, abbiamo visto quasi tutte le fasce geoclimatiche, dalle nevi eterne del Pisco di stamattina, giù alle pietraie desertiche d’alta quota, fino alle foreste prosperose passate per giungere a Caraz.
Il 2 Giugno il sole caldissimo riaccende i colori e ci accompagna nella salita alla Laguna Paron (4.200 mt.), celeberrima fra Alpinisti e Andinisti e teatro di preparativi per impegnative ascese alle vette che l’attorniano tra cui spicca l’incanto della Piramide, perfetto triangolo bianco di 5.885 mt. e la magnificenza dell’Artesonraju, pannoso e rigonfio di ponfi nevosi fa venir voglia di tuffarcisi, ma coi suoi 6.025 mt. è terreno solo per esperti.
Da lassù torniamo pedalando a Marcarà – lasciata 8 giorni fa – concludendo il primo dei giri previsti.
Il nostro originario programma ci voleva a riposo il 4 Giugno, ma…. “Avremo tempo tutta l’eternità per riposare!” (diceva, dolcissima, Madre Teresa) e non abbiamo proprio voglia di fermarci quando là intorno c’è tanto paradiso ciclabile che ci attende ! Quindi percorriamo 40 km in salita lungo la Quebrada Honda (da non perdere!) cercando il Lago Pucaranracocha a 4.200, ma raggiunta quota 4.400 dove delle miniere d’oro ci sbarrano la strada chiediamo informazioni ad un giovanotto che ogni 20 metri sceglie un sasso, lo vernicia completamente di bianco con un pennellino, sul bianco traccia un perfetto riquadro rosso e dentro il riquadro scrive i km. in cifra….ogni 20 metri…santa pazienza ! Ci dice che abbiamo sbagliato strada, ma che c’importa: anche qui è magnifico ovunque butti lo sguardo….eccetto che…si, la su quel tornante, che c’è? Un vitellino giace morto stecchito con pozzetta di sangue alla bocca e…cos’è quest’ombra che copre me e Riccardo nonostante il cielo sia terso ?! Un condor ! Mamma mia quanto è gigante, che apertura d’ali !! “Nero Nero aiuto, aiuto scappiamo!” urlo atterrita già immaginandomi scene alla Walt Disney Production: il pennuto predatore che con fare preistorico si avventa su di me, mi piglia per lo zainetto coi suoi unghioni e mi solleva in volo ciondoloni qua e là per il suo prossimo banchetto ! Per scappar di lì le gambette mi roteano talmente vorticose che se fossi collegata ad una dinamo illuminerei il Perù per settimane… e intanto Nero si piega in due dalle risate !
Il 5 Giugno ripartiamo da Marcarà per la Quebrada Ishinca fino al Rifugio omonimo a quota 4.350: non ho vocaboli capaci di renderne l’incanto della vallata e dell’ambiente attorno .… non c’è segno di cedimento nel risplendere di questa bellezza Andina. Toglie il fiato.
Tuttavia non posso fingere di non vedere che i campesinos che vivono su questi monti, non hanno i miei stessi occhi e la mia meraviglia nel guardarli: per loro queste alture significano freddo, fatica, inaccessibilità, fame… neanche sanno cosa sia il turismo o lo svago.
Arrivati al Rifugio dell’O.M.G. veniamo a conoscenza di un incidente sul Tocllaraju (6.034 mt.) occorso a tre francesi: pare abbiano fatto un volo di 40 mt. dentro un crepaccio! Attendiamo, c’è subbuglio, le notizie si susseguono incerte finché vediamo comparire dal ghiacciaio un folto gruppo di persone che scortano una barella trasportata a spalle. In mattinata una guida francese con due giovani sposini in viaggio di nozze, passando su un ponte di ghiaccio lo hanno rotto cadendoci dentro. La giovane donna ha perso i sensi, gli altri due son riusciti a trascinarla fuori da un varco sottostante; due guide peruviane che erano in zona hanno dato l’allarme via radio e dalla tendopoli attorno al rifugio sono partiti diversi alpinisti a dare una mano portando la barella prelevata dal rifugio. Sono le 19 e la giovane completamente immobilizzata dentro la barella viene adagiata sul tavolone davanti al camino del rifugio in attesa che altri portatori salgano dalla valle per sostituire quelli stanchi che l’hanno trasportata fin qui: non esistono elicotteri del soccorso qui in Perù. La ragazza giungerà nell’ospedale di Huaraz in tarda notte e per fortuna sapremo poi che se la caverà.
Nonostante queste premesse la notte stessa partiamo per la vetta dell’Ishinca (5.530 mt.) a piedi: la raggiungiamo in mattinata sotto un cielo blu che all’orizzonte s’inarca seguendo la sfera terrestre, tutti i ghiacciai più belli della Cordillera attorno, laghi malachite e indaco nelle valli. Non esistono effetti speciali né pellicole Hollywoodiane che reggano il paragone con Madre Natura !
Uguale incanto ci accoglie il giorno successivo dalla vetta dell’Urus (5.495 mt.) discesi dalla quale riprendiamo le bici per sfrecciare a Marcarà: Nero, per la prima volta da quando lo conosco, becca male un sasso e con salto mortale in avanti atterra su schiena con MTB che gli piomba addosso un attimo dopo… Non c’è dubbio, il trofeo “Rotella d’Oro” della vacanza passa insindacabilmente a lui anche se Fabrizio, caduto quasi da fermo mentre scattava una foto e distruggendo la macchina fotografica stessa (della morosa peraltro !!), ci aveva messo impegno per tenerlo !
Nei prossimi due giorni cambieremo panorama perché scendendo dai monti ci attende l’Oceano Pacifico dal quale distiamo 300 km. La partenza è sempre da Marcarà, nostra “base logistica” e pedalando verso nord per un’ottantina di km. ci inoltriamo nella discesa del Cañón del Pato… senza dubbio particolare: si pedala in questa strettissima gola dove in alcuni punti si hanno 1000 mt. di burrone a lato e laggiù in fondo il Rio Santa che corre orrido e nero.
Ma 100 km di polvere con una cinquantina di tunnel bui come la pece che obbligano alla lampada frontale per non sbattere contro le pareti, unica nuance il grigio delle pietraie desertiche, tutto tetramente spoglio… rivoglio le Ande ! Dopo 160 km. dalla partenza in questa landa triste, arida e disadorna, troviamo finalmente uno spiazzo per piantare le tende ed estenuati, impolverati, affamati ci fermiamo e sbraniamo tutto ciò che ci capita fra le mani: panini con marmellata insieme a pezzi di formaggio grasso e cubetti di grana con qualche quadretto di cioccolato, il tutto innaffiato da mezzo litro di yogurt da bere alla vaniglia, seguito da abbondante porzione di pasta… ma con tutto ‘sto sport, com’è che non dimagrisco, diamine?!
Martedì 10 giugno: ultimo giorno di pedalata, sigh ! Anche oggi tappa lunga da 140 km. di cui 50 sterrati per raggiungere la Panamericana che è asfaltata quindi più ciclabile, ma ovviamente trafficata e pericolosa. Viaggiamo filanti uno dietro l’altro e un centimetro davanti a me, in una frazione di secondo, Stefano sbatte violentissimo contro un sasso (checcapperi ci fa li ??!!) e si ribalta tanto repentino quanto agghiacciante mentre io per miracolo non lo stiro sotto le ruote e: oddio stavolta l’abbiamo perso !! Invece, per grazia, sebbene dolorante, riesce pian piano a “scartocciarsi” e rialzarsi. Gomito e coscia sbucciate, botte e ammaccature qua e la: lo cospargiamo d’acqua ossigenata e ghiaccio spray, ma con quella ruota anteriore a “gimcana” per lui purtroppo a pochi km dalla meta, la pedalata ha fine….siamo tutti con te Stefano!
Con Nero e Fabrizio precediamo finché finalmente appare la periferia di Trujillo, nostra meta finale, e l’Oceano: ce l’aspettavamo blu e bianco di onde spumose, invece è tutto grigio, avvolto in una cappa di smog e calore…
Raggiungiamo la nostra ultima dimora peruviana dopo 17 giorni, 934 km. e 18.895 mt. di dislivello in salita esplorati grazie alle nostre gambette: possiamo essere soddisfatti… per ora !
Anche questa volta abbiamo percorso un bellissimo viaggio assieme dove il passo più difficile non è nessuno dei “passi Andini” superati, ma quello di rompere gli indugi e mettere meno alla realizzazione di ciò che più desideriamo.
Grazie di aver condiviso questo affascinante viaggio, un abbraccio, Steppo
INFORMAZIONI UTILI:
QUANDO PARTIRE PER IL PERU’ – STAGIONI PERUVIANE:
- estate: da dicembre a marzo
- autunno: da marzo a giugno
- inverno: da giugno a settembre
Comunque data la posizione australe appena sotto le Equatore, in Perù si danno 2 periodi climatici principali: il secco (da Maggio a Settembre) e il piovoso (da Ottobre ad Aprile). La stagione per fare questi viaggi è dunque da Maggio a Settembre: la temperatura può scendere attorno agli ero gradi di notte e raggiungere i 30 di giorno.
PERCORSO ALTIMETRIA : vedi allegato pdf
OMG CASE INDIRIZZI – SITO WEB: OMG Case e Rifugi
NOSTRE MTB: tutti e 4 abbiamo pedalato con MTB Front, prediligendo dunque la leggerezza rispetto al confort di una full, questo perché ci aspettavano molti km. con molto dislivello, quindi meglio la leggerezza. E’ vero che le strade erano al 95% sterrate, ma essendo senza tratti tecnici e/o con salti e grossi balzi, abbiamo ritenuto non necessario usare una full.
ABBIGLIAMENTO:
2 completi da bici estivi ed uno invernale sono stati sufficienti perché siam sempre riusciti a lavarli e farli asciugare intercambiandoli. Indispensabili giacca antivento, guanti, calze e quanto per coprirsi sia durante i giorno se non c’è il sole, sia per le serate e nottate in tenda. Mai dimenticare il casco !
Nello zainetto in spalla non devono mancare indumenti pesanti; barrette energetiche e un litro da bere.
RICAMBI e ATTREZZATURA BICI: pedali, copertoni, camera d’aria e fast per forature, catena, file e pastiglie freni, fili del cambio, pompa forcelle, pompa gomme, chiavi, brugole, pinze per smontaggio e rimontaggio bici.